Blogautore su Repubblica.it Sito ufficiale ... Vignette di Aglaja icone-fbEnzo su Facebook Sabato 29 novembre 2014, ore 16:30, presso il museoteatro della Commenda di Pré (Genova), INAUGURAZIONE MOSTRA "TRA IL DIRE E IL DISEGNARE C'E' DI MEZZO IL MARE" Un mare di culture, integrazioni, divagazioni per la matita di Aglaja e la penna di Enzo Costa. Con la partecipazione musicale di Roberta Alloisio e Mauro Sabbione.

giovedì 11 giugno 2020

In ricordo di Berlinguer (e di Enzo)



IL TIMIDO BERLINGUER - UNA POLITICA IN BIANCO-NERO 
                      Ricordo del segretario del Partito Comunista scomparso l'11 giugno 1984. 

Per me, di base, Berlinguer era un politico timido. Certo, a quei tempi, che non erano questi, poteva permetterselo: “un politico timido” non era un ossimoro innaturale, assurdo ed inconcepibile. Ma un’eccentricità, in qualche modo, lo era. Però dire che fosse timido non è esatto, o meglio non è sufficiente: Berlinguer era timido anche nella sua timidezza. La timidezza lui la portava con pudore, spesso si vedeva che lo imbarazzava politicamente, si intuiva che stesse pensando “Il segretario del Pci non deve esibire le proprie introversioni”, e allora provava a darsi un contegno istituzionale, a volte scandendo meglio le parole, scolpendole con una sorta di solennità sarda, a volte (nelle tribune politiche) guardando al suo fianco Tatò. Che con lo sguardo lo rassicurava timidamente. A quei tempi, che non erano questi, i più stretti collaboratori dei segretari politici potevano permetterselo: sostenere il segretario con pudiche espressioni facciali e lessicali. E non guardandolo come fosse il Signore, l’Unto del Signore o, male minore, il Santo Patrono. E non parlandone come fosse lo Statista (con la esse maiuscola), LO STATISTA (tutto maiuscolo) o, meno peggio?, il fondatore dell’azienda. In particolare fra loro, dico fra Berlinguer e Tatò, c’era una complicità unidirezionale di sguardi sommessi: quelli che partivano flebilmente dal primo producevano quelli che sgorgavano impercettibilmente dal secondo, e mai il contrario. Perché timido sì, ma un leader Berlinguer lo era eccome. E poi, era tante altre cose: Berlinguer era una persona seria. Berlinguer era una persona troppo seria. Berlinguer non era una persona seriosa. Berlinguer era una persona e non un personaggio, una personalità e non un personalismo. Berlinguer era la politica della mia infanzia. Berlinguer era la politica in bianco e nero. Berlinguer era Jader Iacobelli che lo introduceva senza quasi mai ammiccare, tanto poi arrivava lui che non ammiccava per nulla. Berlinguer era l’austerità nello spirito e nel fisico, nella pettinatura e nelle giacche, e poi nel pensiero politico. Berlinguer era la sinistra italiana quando sembrava che la definizione avesse un senso. Berlinguer era lo strappo da Mosca, coraggioso ma lento, cauto ma ostinato, indefinito ma definitivo, che dentro lo lacerava. Berlinguer era un’incompiuta in pieno corso, una scommessa che si poteva benissimo perdere, una speranza che non si voleva spegnere. Berlinguer era l’eurocomunismo, il compromesso storico, la solidarietà nazionale. Berlinguer erano i progetti ambiziosi e affannosi, le visioni lucidamente opache, il pessimismo della volontà, l’ottimismo della ragione. Berlinguer era l’inizio del titolo di un film di Benigni, quando Benigni diceva molte parolacce, però era poetico proprio come oggi. Berlinguer era Benigni che lo prendeva in braccio con la stessa amorevolezza infinita con cui oggi prende in braccio Dante o Mameli. Berlinguer era un politico in ritardo con la Storia con tutte le qualità per passare alla Storia. Berlinguer era una sinistra poco moderna per gli stessi che ora, rievocandolo con rimpianto, dicono che la sinistra è troppo moderna. Berlinguer era l’opposto di Craxi, l’interfaccia di Moro, il figlio di Pertini, un non consanguineo di Andreotti, un non connazionale di Berlusconi. Berlinguer erano le classi deboli che andavano tutelate e non manipolate, fatte crescere e non rimbambire, educate nelle sezioni e non narcotizzate con le televisioni. Berlinguer era un’idea di società, forse utopistica, forse confusa, ma era un’idea ed era una società. Berlinguer erano gli operai che c’erano e non dovevano sparire, era la marcia dei 40.000 e la sconfitta di Mirafiori, così terribilmente vincente, rispetto alla disfatta di trentuno anni dopo. Berlinguer era la sua vita sussurrata, la sua morte gridata, il suo funerale intimo e trionfale. Un dolore potente, dirompente e imponente. E timido. Enzo Costa

martedì 27 ottobre 2015

INEDITO : I LANTERNONI - LE DOMANDE CHE NON FECI E CHE ADESSO PROVO A FARE

domandeNon so a voi, ma a me capita di avere delle domande in canna. Curiosità spesso antiche che vorrei togliermi. Interrogativi esistenziali o quasi che mi frullano in testa da una vita o quasi, davanti a pratiche, usanze, comportamenti per me tanto affascinanti quanto incomprensibili, perché messi in atto da persone all’apparenza simili alle altre, non diverse da me, ma che invece – proprio per via di quella loro specifica attività – ai miei occhi si rivelano aliene. Il guaio è che, frenato come sono dalla timidezza, quando mi imbatto in una di queste bizzarre creature antropomorfe, non ho il coraggio di fermarla e di parlarle. Ho pensato, quindi, di farlo qui, a distanza: di provare a bloccare e interrogare per iscritto il soggetto in questione, nella speranza che – leggendomi - si riconosca, e provveda a farmi pervenire la sua risposta. Il primo “alieno” cui mi rivolgo da queste colonne è il salutista jogger che incontro sovente, alacremente impegnato a correre sul marciapiede della via Aurelia a pochi centimetri da miriadi di auto sgommanti. La domanda che vorrei rivolgergli è la seguente: “Mi scusi, buon uomo: fare chilometri di corsa grondando fiumi di sudore e riempiendosi i polmoni dei gas di scarico delle macchine, non è una forma di suicidio troppo faticosa?
.
aurelia.
Avrei poi una domanda, che è anche un consiglio, da porre ad un altro tipo umano (“tipo” di sicuro, “umano” credo) nel quale mi imbatto di frequente. Si tratta di quello smartphonòfilo irriducibile che, insieme ad altre centinaia di esemplari identici, ha vegliato in sacco a pelo davanti al negozio per accaparrarsi per primo il nuovo, attesissimo iPhone 5 (“5” tanto per fare un numero, ma vanno benissimo anche numeri inferiori o, per il futuro, superiori: il suddetto soggetto è dedito a comportamenti seriali). La domanda-suggerimento che desidererei indirizzargli è questa: “Mi perdoni se La disturbo, caro Signore, ma già che c’era, non Le sarebbe convenuto pernottare qui fino a quando non fosse uscito l’iPhone 6?”.
  attesa.
Un’ultima domanda, in forma di gentile richiesta, è destinata a quell’essere esagitato che si appalesa da anni, sull’autobus, dal dentista, in ufficio, da una piazza collegata con Santoro, sul web, da ultimo brandendo un forcone, da ultimissimo assemblando di nascosto un carro armato, da fuori tempo massimo arringando il popolo (della rete), per sentenziare a squarciagola: “I politici sono tutti ladri!”. La mia domanda-richiesta recita così: “Abbia pazienza, esimio Dottore, sono un collezionista di aforismi originali: Le spiacerebbe gridare anche ‘Non ci sono più le mezze stagioni’?”.

continuaEnzo Costa

lunedì 26 gennaio 2015

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Terza pagina

Enzo Costa, goodbye compagno di strada e di teatro


“Io non sono razzista ma…” è stato uno dei nostri cavalli di battaglia, quel lungo elenco di luoghi comuni xenofobi presi in giro dai geniali versi di Enzo Costa e più volte ripresi nelle performance teatrali del Suq e dei nostri ragazzi. Se n’è andato così, d’improvviso, lo scrittore “umorista umorale” – come amava definirsi –, firma storica della satira italiana, da Cuore a Smemoranda al famoso Lanternino quotidiano su Repubblica Genova, la sua città. Lasciando un vuoto riempito solo dalle sue stesse parole canzonatorie, poesie, filastrocche, dialoghi, versi e prose da sempre pungenti e scoppiettanti sulle cronache politiche, i valori, i costumi.


enzo costa


Per noi, per il Suq, Enzo Costa è stato un amico e un compagno di “parole contro il razzismo”, una presenza fissa anche fisica (nonostante i suoi problemi di salute riducessero a pochissime le sue uscite). Ospite di tavole rotonde, letture teatrali tratte dai suoi testi, protagonista della serata Quanto Costa al Teatro Duse, un paio d’anni fa, a lui dedicata da Carla Peirolero, Roberta Alloisio, Giampiero Alloisio, Enrico Campanati (guarda estratti video).
Uno degli esordi della Compagnia dei Giovani del Suq è stato proprio Imbarazzismi, la messa in scena degli ironici luoghi comuni, in parte tratti dal libro di Kossi Komla Ebri ma integrati con i fulminanti scritti di Enzo per rappresentare il velato razzismo odierno, della serie “non sono razzista ma…”. Vogliamo salutarlo, omaggiarlo e ricordarlo continuando nel nostro lavoro a seminare educazione al dialogo, amore per l’arte, e ironia, e vi rimandiamo al suo ampio lavoro raccolto sul sito www.enzocosta.net e sul blog http://lanterninoenzocosta.blogspot.it/
Giovedì 29 gennaio alle 17.30 a Genova, presso il Museoteatro Commenda di Pré, la chiusura della mostra di Enzo Costa e Aglaja sarà l’occasione per The long goodbye, un lungo arrivederci a Enzo con gli amici che hanno incrociato le sue preziose parole nell’arte, politica, lavoro, amicizia.
E qualcuno, in questi giorni di satira e libertà d’espressione sotto i riflettori, ha pensato di omaggiare il lavoro di Enzo Costa scrivendo in rete #jesuisenzo.
Giacomo D’Alessandro

sabato 20 dicembre 2014

IL CALENDARIO 2015 - Left 20/12/14

Il nostro ultimo lavoro insieme. Il nostro calendario per il 2015 lo trovate, da sabato 20 dicembre, in edicola su Left. Qui sotto la copertina.
Ma sono le parole del Direttore di Left, Giovanni Maria Bellu, che potete leggere qui http://goo.gl/QPekQC , a spalancarmi negli occhi mille immagini del mio socio, come tante finestre di vita e comprensione e complicità e...
Grazie da Aglaja

"Le pagine del calendario che trovate nel mezzo di questo numero, sono il tempo che Enzo Costa non ha più. Ci sono arrivate per mail la mattina del 15 dicembre, col consueto messaggio gentile e discreto: «Fammi sapere se lo ritenete adatto a Left». Enzo comunicava così, come nei suoi aforismi: non proponeva, ma suggeriva, poi era l’interlocutore, o il lettore, a dover decidere se entrare nelle piccole stanze che costruiva con le parole. Certo, se entravi non avevi scampo. Non c’erano sconti, indulgenze, possibilità di fraintendimento.
Enzo, sovversore dell’ordine semantico costituito, se n’è andato in un attimo, poche ore dopo, per una crisi cardiaca. Il suo ultimo lemma – “Onestà” – era già in pagina e lui aveva appena rilanciato su facebook il lemma del numero in edicola. Alle 16,51 è arrivato un messaggio dalla sua mail, ma non era suo: «Sono Aglaja, devo scrivere quello che mai avrei voluto scrivere: Enzo è morto poco fa. Scusate, non so aggiungere altro». Abbiamo sperato che fosse una specie di scherzo. L’incipit di un messaggio più lungo che si era interrotto. Come se fosse possibile che Enzo, almeno una volta, una sola, non prendesse sul serio il senso delle parole, che ha difeso eroicamente, strenuamente, fino allo sfinimento, per tutta la sua breve vita. Abbiamo insensatamente atteso il seguito, la battuta finale, il graffio. Abbiamo aperto il file del calendario e letto la frase che Enzo ha scritto nella prima pagina: «Ho avuto un incubo: andavo nel futuro con la macchina del tempo, ma poi non ho trovato un posto dove parcheggiarla».
Enzo ci redarguirebbe se provassimo a far passare quella frase come una premonizione. No, non credo proprio che avesse in mente la propria morte. Ha convissuto, come tutta la nostra generazione, con quella dei luoghi dello scrivere: era questa la morte che temeva. Ha sofferto come un lutto la chiusura de l’Unità, salendo subito dopo – generosamente, gratuitamente – su questa barca fragilissima. Anche per questo lo sentiremo al nostro fianco fino all’ultimo colpo di remi". GIOVANNI MARIA BELLU
  



Left 20/12/14

GRAFFIORISMI - da LEFT 20/12/14

L'ultimo Graffiorisma di Enzo per Left. Aglaja 


LEFT 20/12/14

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LEMMI LEMMI (dizionario semiserio): ONESTÀ - da LEFT 20/12/14

Questo è l'ultimo Lemma che Enzo ha inviato a Left. Aglaja
 
Fortunato il movimento che, essendo arrivato in Parlamento, non si chiama movimento né, tantomeno, MoVimento (con la “V” maiuscola, a mo’ di triste citazione dell’iniziale di “Vaffa”), ma, come in tutte le democrazie, “partito”. E fortunato due volte se i suoi esponenti, nel combattere una sacrosanta battaglia contro la corruzione, non la esplicitano berciando in loop “Onestà!”. Certo, prima ancora, e ovviamente, fortunato il Paese che, oltre a non aver bisogno di eroi, non ha “bisogno” di corrotti e corruttori in quantità industriali. O anche solo di affaristi, maneggioni e intrallazzatori più o meno illegali in conto (alla) Capitale. E tuttavia quella scen(eggiat)a in Campidoglio, con la truppa pentastellata che intonava in un coro reiterato e un po’ isterico “Onestà!”, con stilemi espressivi da curva, come una sorta di implicito “Devi morire!” applicato a chiunque, non soltanto a probabili (ma ancora da processare e, eventualmente, condannare) tangentisti, beh, quello show diceva con eloquenza di altri tipi di corruzione: quella del linguaggio, se solo si pensa (“solo” si fa per dire) ai toni, ai vocaboli, persino agli sguardi con cui Berlinguer parlava di questione morale. E, quindi, corruzione dell’idea di politica: se l’onestà diventa un manganello oratorio da far assaggiare in modo indiscriminato a tutti, dal peggiore degli ex (?) fascisti al sindaco Marino, si sente un tanfo di spiccio, di strumentale, di qualunquistico. Se non di intellettualmente disonesto. Enzo Costa


LEFT 20/12/14

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martedì 16 dicembre 2014

IL LANTERNINO SI E' SPENTO

... Enzo Costa&Aglaja


Enzo Costa


Genova 9 dicembre 1964 - Sori 15 dicembre 2014

domenica 14 dicembre 2014

LA VIGNETTA DI AGLAJA


I LANTERNINI - NATALE ALLA TELE da Repubblica Genova 14/12/14

Dunque: ho già visto un po’ di servizi di tiggì in cui si diceva che, causa la crisi, sarà un Natale al risparmio; un po’ di servizi in cui si diceva che andrà il regalo utile; un po’ di servizi in cui si diceva che si rinuncerà a molto, ma non alle spese per il pranzo di Natale; un po’ di servizi in cui si diceva che l’atmosfera natalizia sta rianimando le vendite. Insomma, già nella prima decade di dicembre ho tutti gli elementi per non farmi un’idea su come sarà il Natale a livello di consumi. Scritto in confidenza, meglio così. Enzo Costa


Repubblica Genova 14/12/14

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