“Il tamtam di Prodi”: diceva così, il ministro La Russa, mercoledì 30 luglio a Primo Piano su Raitre. O meglio, sogghignava così, per spiegare natura, cause e ragioni profonde dell’incremento di sbarchi di immigrati sulle coste italiane nel primo semestre del 2008: “Il tamtam di Prodi”. L’appassionato argomentare del democratico Minniti, suo avversario di dibattito, nulla poteva di fronte a quella lapidaria formuletta, che il ministro – come ogni berlusconide da talkshow – reiterava a tormentone. Reiterava, ribadisco, condendola mimicamente con quel sogghigno larussiano tanto inconfondibile quanto disagevole da rendere a parole: una sorta di mefistofelica soavità, una letizia luciferina tipica di colui che – mentre inchioda sprezzante il nemico alle proprie irredimibili colpe, quasi sibilandogli “benvenuto nel tuo meritato inferno” – distilla con una porzione dello sguardo ed una piega della bocca qualche goccia di tenerezza per il teleutente, quasi sussurrandogli “tranquillo, a te, accalappiato con le cattive il cattivo, garantisco il paradiso”. “Il tamtam di Prodi”, dunque, all’origine di tutto il Male: se i clandestini non solo arrivano, ma aumentano, è perché a calamitarli verso di noi è l’eco di un governo oramai defunto: come dal pianeta terra capita di scorgere la luce di stelle in realtà già estinte, così – sogghignava dolcemente il ministro – fino nell’Africa più nera perveniva ancora il richiamo ancestrale (“tamtam”, parola forse non casuale) di un esecutivo italiano morto e sepolto. Lampedusa come approdo fuori tempo massimo di extracomunitari disinformati attirati dal buonismo prodiano scaduto: rischiano la morte di stenti o per naufragio e si intruppano nei Cpt, perché non aggiornati con le news: credono che all’Interno ci sia ancora quel mollaccione di Amato e non quel padano di ferro di Maroni, non sanno che l’esercito non è più allo sbando sotto l’imbelle Parisi ma agli ordini categorici di lui, il seraficamente sogghignante La Russa.
Una tragedia epocale che non guarda in faccia alla politichetta italica (gli esodi disperati di uomini, donne e bambini in balia di guerra, fame, miseria e trafficanti), ridotta a farsa propagandistica: se non fosse una cosa drammaticamente seria, ci sarebbe da ridere. Magari prendendo sul serio la “spiegazione” di La Russa: se per i migranti oggi c’è ancora il governo Prodi col suo invitante “tamtam”, come mai nel 2006 – fin già dai primi mesi del medesimo governo Prodi – gli sbarchi a Lampedusa venivano imputati dall’allora opposizione di destra allo stesso governo Prodi? All’epoca non giungeva, sulle coste libiche e nell’entroterra africano, il respingente “tamtam di Berlusconi”, che aveva governato fino a poco prima (e per ben cinque anni) con la durissima legge Bossi-Fini (fra l’altro restata in vigore con il governo dell’Unione)? Nel 2006 i clandestini usufruivano di notiziari più freschi?
C’è solo da augurarsi che, la sera di mercoledì 30 luglio 2008, i potenziali migranti fossero tutti sintonizzati su Primo Piano. Sì, sarà andata così: in procinto di attraversare il deserto, mercé un’antenna provvidenzialmente rivolta verso i ripetitori di Raitre, hanno captato l’ultrarespingente tamtam del sogghignante ministro. E, all’unanimità, hanno rinviato il viaggio al prossimo governo di centrosinistra.
Enzo Costa
Il tamtam di La Russa
da L’UNITA’ 02/O8/08
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