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martedì 3 novembre 2009

SPECIALE - NANDO PAGNONCELLI RISPONDE ALLA LETTERA APERTA DI ENZO COSTA - da l'Unità 03/11/09


Egregio Signor Costa


Nel ringraziarla per la sua lettera aperta, pubblicata da l’Unità del 12 ottobre, rispondo volentieri all’interrogativo che correttamente lei mi pone non dissimulando la sua incredulità riguardo al consenso di cui godono il Premier e il Governo: “ perché prima di sondare le opinioni delle persone non provare a testare con apposite domande nozionistiche la loro informazione sui fatti”?


È esattamente quello che facciamo: verifichiamo la conoscenza di specifici fatti o episodi e il livello di informazione prestando attenzione, beninteso, a non formulare quesiti tendenziosi. In taluni casi chiediamo la fonte informativa prevalente. Per quanto paradossale possa sembrare, le opinioni vengono espresse in modo netto anche dai cittadini che non sono molto informati. E ciò non è limitato alle analisi sulla pubblica opinione ma riguarda qualsiasi tipo di indagine: molte persone esprimono giudizi sulla qualità dei mezzi di trasposto o degli ospedali o di un prodotto anche se non sono fruitori di quel servizio o consumatori di quel prodotto. Ciascuno si sente autorizzato a mettere da parte prudenza e ritegno per esprimere giudizi, atteggiamenti o opinioni anche su temi poco familiari. Il fenomeno è molto diffuso, a tal punto che un famoso politologo, James Fishkin, ha proposto con successo un modello di sondaggio alternativo, che si ispira all’esperienza della democrazia ateniese, chiamato “sondaggio deliberativo” (descritto nel suo saggio La nostra voce, Marsilio Editore). In sintesi si tratta di selezionare campioni di cittadini, radunarli in sale o auditorium e sottoporre loro, in sequenza, vari stimoli informativi, misurando lo spostamento delle opinioni a fronte della loro esposizione a diverse informazioni, alla descrizioni di fatti o alla presentazioni di tesi. Naturalmente questo approccio ha tempi, complessità organizzative e costi di realizzazione che mal si adattano alle richieste dei giornali o delle tv che commissionano i sondaggi. Ad oggi in Italia si contano poche esperienze, limitate a temi riguardanti il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione, il fisco, la sicurezza, l’immigrazione. D’altra parte i dati raccolti non possono essere generalizzati, cioè riferiti alla totalità della popolazione, giacché i campioni selezionati per i sondaggi deliberativi vengono sottoposti ad informazioni e tesi a cui i cittadini nella loro totalità non sono esposti. Torno alla questione che mi sottopone per sottolineare che negli ultimi anni le ricerche e i sondaggi evidenziano un crescente divario tra “percezione” (cioè la modalità con cui rappresentiamo i fatti) e “realtà” (basata su riscontri oggettivi, empirici). È la prima che prevale sulla seconda orientando i nostri giudizi, i nostri atteggiamenti e comportamenti, per due ordini di ragioni: la prima ha a che fare con la dieta mediatica degli italiani (come è stata definita dal Censis); gli italiani si informano prevalentemente, anche se non esclusivamente, attraverso la televisione (i telegiornali) che per sua stessa natura privilegia sintesi, ritmo e immagini (che toccano maggiormente le corde emozionali rispetto a quelle razionali), a scapito dell’approfondimento. Il secondo motivo riguarda il clima di divisione che caratterizza il nostro Paese, senza distinzione tra politica e cittadini. Viviamo in un clima di contrapposizione permanente, su quasi tutti i temi. Si fa fatica a riconoscere i torti della proprio schieramento e le ragioni della controparte. Ci si affida al giudizio dei leader di cui si ha fiducia, ci si riconosce nelle posizioni espresse dal proprio schieramento, prevale il pre-giudizio. Soprattutto di fronte a temi complessi, rispetto ai quali mancano elementi di conoscenza e chiavi di interpretazione: i reati sono aumentati o diminuiti? E gli immigrati clandestini? E le tasse? E i disoccupati? L’extragettito è esistito o no? E il buco nell’ozono? E l’influenza suina, aviaria ecc. sono un tipo di influenza o una pandemia? Il tale provvedimento è costituzionale o no? L’Italia è messa meglio o peggio degli altri paesi di fronte all’attuale crisi? Gli ammortizzatori sociali ci sono o no? La social card funziona o no? Solo per fare qualche esempio. E, d’altra parte, baste seguire i dibattiti televisivi per osservare che ai numeri e ai fatti sostenuti da un esponente politico si contrappongono i numeri e i fatti dell’esponente avversario, in un clima di incomunicabilità e aggressività crescente che induce gli ascoltatori non già a cambiare le proprie opinioni ma a “tifare per la propria squadra”. A prescindere. Sullo sfondo c’è un Paese ambivalente in cui il senso critico si è smarrito, lasciando il posto a ingenuità e “creduloneria”, ad uno smodato diritto alla critica “a-critica”, a pragmatismo e utilitarismo esasperati.


Nando Pagnoncelli


Questa la replica di Enzo:



Giusta, quasi ovvia, la distinzione che lei propone tra “percezione” e “realtà”. Ma trovo un po’ troppo cauto, per un addetto ai lavori sondaggistici, non dire nulla su chi, nel nostro paese, attraverso il possesso ed il controllo di quasi tutto il sistema televisivo, dispone degli strumenti e del potere per determinare quella “percezione” (l’allarme sicurezza, diffuso con successo quando è politicamente conveniente farlo, è solo uno dei tanti esempi possibili). Senza quell’avvertenza sulle loro modalità d’uso, i sondaggi in Italia si riducono ad un facile espediente per raccogliere i frutti del consenso politico dopo aver seminato ed alimentato con i media catodici l’ingenuità e la creduloneria da lei stesso citate.

Grazie, comunque, per la gentile risposta. Poiché non si è espresso sulla mia richiesta di un sondaggio sulla sentenza civile sul lodo Mondadori preceduto da un paio di domande (“cos’è il lodo Mondadori?”, “quali fatti e sentenze penali hanno portato alla sentenza civile sul lodo Mondadori?”), ne azzardo un’altra: a proposito di “manipolabilità” delle persone, appurare con un sondaggio quale è stato il partito più votato fra tutti gli italiani e le italiane vittime delle truffe di Vanna Marchi.

Enzo Costa

da l'Unità 03/11/09

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