Seconda puntata sugli interpreti di partito dello spartito catodico “Berlusconi ha ragione, il Pd torto” (e invariabili variazioni anti-opposizioni), che si esibiscono sui palcoscenici Raiset. Paolo Bonaiuti è il maestro dello stile “vecchio crooner”, occhio diritto in camera, testa mollemente ciondolante, aria da avanzo di night-club con spettro esecutivo oldstyle compreso fra tocchi glamour da esportazione (modello Frank Sinatra) e guizzi nostrani (modello Teddy Reno). A volte si incanta, ma si può dare la colpa al firmato difettoso. Gianfranco Rotondi sopperisce a evidenti limiti tecnici (emissione chioccia, intonazione precaria) con una latente ma travolgente energia: ogni sua esecuzione trasmette entusiasmo. Quello dell’esecutore stesso, felicemente incredulo di meritare cotanto ruolo. Nicolò Ghedini è il Sid Vicious azzurro: predilige stilemi punk, fra cacofonie moleste, epiteti sonori, occhiatacce e boccacce assortite. Spaventa le vecchiette, ma rassicura Papi. Enzo Costa
Paul Goodhelps, il Tony Bennet de noantri
l'Unità 10/08/09
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