Persino l’oltraggio alla propria nazione, lo sfregio minoritario alla patria ed ai valori unitari di un paese, potrebbero avere una, perversa, dignità. Quella di gesti all’altezza della loro gravità, di modi e luoghi adeguati al senso - estremo e almeno per questo coraggioso - di azioni simili. E invece guardateli, Bossi junior e sodali lumbard, immortalati da cameramen e fotografi in piena diserzione dall’Inno di Mameli risuonato in consiglio regionale. Sono lì, al bar del Pirellone, a condividere caffè, brioche e ammiccamenti, come in una pausa merenda abusiva, tipicamente italiota, fra colleghi sfaccendati che hanno fregato il capufficio. Oppure, limitandoci allo sguardo gongolante e fisso del figlio d’arte (secessionistica) d’acqua dolce, come in una bigiata da ripetente incallito. Solo che lui non dovrà falsificare la giustificazione: gliela scriverà il paparino, che è d’accordo. Enzo Costa
l'Unità del 21/03/11
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