“Epocale! Epocale!”: risuona anche nella vostra testa, l’aggettivo? Ovvio, per più motivi: l’inesorabilità con cui, dopo il “la” di Papi, l’ha intonato il coro politico-mediatico, grazie al quale la “riforma” della Giustizia è “epocale” per definizione (leggi “iterazione”). Poi, “epocale” a noi è familiare per la sua assiduità nel lessico di sgoverno: “epocali” la “riforma” Gelmini, la (solo annunciata) riforma fiscale, e via qualificando col qualificativo d’ordinanza questo o quel provvedimento, rilevante, evanescente o devastante: già, perché la forza dell’aggettivo forzato sta anche nella sua solenne vaghezza: “epocale”, oltre che stentoreo, è termine neutro, amorale: epocale fu la predicazione di Gesù come la bomba su Hiroshima. Ma dirlo e ribadirlo fa scena. A proposito: questo è un articolo epocale, questo è un articolo epocale, questo è un articolo epocale. Enzo Costa
l'Unità del 14/03/11
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