Sa di stantio, la riproposta sequenza dell’onorevole Paniz concionante alla Camera su come il Premier Papi si fosse attivato per sottrarre Ruby dalle grinfie di poliziotti e pm in nome delle ragioni di Stato italo-egiziane. Rivedi la solenne orazione dadaista del deputato-avvocato, in tutto il suo splendore surreal-forense, come un ammuffito reperto di un’era sepolta dalla sobrietà tecnica e, ora, dalla Giustizia. La linea difensiva “nipotina di Mubarak” e l’humus politico da cui sgorgava archiviati da una decisione della Corte Costituzionale, accolta dal silenzio di Silvio e da flebili lagnanze di suoi sparuti sottoposti. E ti conforti: “È davvero la fine di un’epoca!”. Poi, al Festival del Qualunquismo di Sanremo, Celentano bolla la Consulta come nemica del popolo sovrano per lo stop al referendum elettorale. E ti sconforti: un po’ perché pensi che sono gli argomenti di Di Pietro; un po’ perché vedi che, nel siparietto all’Ariston, a difendere la Corte è Pupo. Enzo Costa
l'Unità 20/02/12
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