Sarebbe un segno di grave miopia o, restando nella susseguente
dimensione spazio-temporale, di lentezza mentale, non vedere
che oggi la politica ha bisogno – anche – di velocità. Ma molti
editoriali di questi giorni, pure progressisti, all’insegna di un
sostegno, un incoraggiamento o addirittura un affidamento
finale, da ultima spiaggia della democrazia, a Matteo Renzi
in quanto Uomo della Provvidenza Accelerata, beh, editoriali
simili, insieme ad una comprensibile stanchezza per una politica
inconcludente, denunciano qualche limite. In primis espressivo:
l’elogio futuristico del nuovo premier rapido e visibilissimo
viene formulato ricorrendo a parole pensose, periodi articolati
e subordinate gonfie di parentesi e incisi. Si imporrebbe, per
coerenza stilistica, un frasario più spiccio e spedito, se non neo-
marinettiano (“Renzang-Tumb-Tumb! Forza che gioia vedere
governare decretare twittare”, eccetera). Invece ci si aggrappa
all’uccisore del chiaro di luna parlamentare esibendo, per iscritto
e per talkshow, struggimenti romantici per la politica in difficoltà
e teneri palpiti per il suo possibile salvatore, ancorché fulmineo.
Insomma, la Velocità come nuovo Mito mediatico il quale, più che
riecheggiare avanguardie storiche o dicotomie celentanesche
(rock/lento), rimpiazza (in effetti velocissimamente) il Mito
precedente, risalente a poco più di due anni fa: la Sobrietà. Molti
di coloro che a fine 2011 tessevano l’elogio del loden montiano,
stagionato, posato e affidabile, oggi, senza tracce di autocritica,
inneggiano alla giovane, sfrecciante irruenza scamiciata. Per
carità, ripeto, capisco l’urgenza di un cambio, di generazione e di
passo. Ma, almeno da parte della critica, su certe semplificazioni
acritiche, per quanto sintatticamente elaborate, ci andrei piano. Enzo Costa
l'Unità 03/03/14
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