Dei sondaggi diffido da sempre (vale a dire da quando, quasi un Ventennio fa, l'attuale Premier ne ha fatto il principale strumento di attività politica). Ma diffidarne quando sono favorevoli è più gradevole: lo scetticismo si esercita meglio a pancia piena di percentuali positive. Ergo, sto diffidando con discreta serenità del vantaggio assegnato al centrosinistra ligure dalle ultime rilevazioni, confortato anche da un elemento storicamente propiziatorio: Scajola va dicendo di imprecisati sondaggi buoni per la destra. Di solito, porta bene. Dunque, con l'incredulità scaramantica della ragione, mi compiaccio per i quattro punti circa a favore di Burlando. Mi compiaccio, ma non mi entusiasmo. E non solo per la sopracitata diffidenza nei campioni statistici più o meno rappresentativi. Ma anche per una mia incontentabilità, che forse non è solo mia: quattro punti di vantaggio, ammesso e non concesso che ci siano, sono buoni, ma pochi: nel senso che è una distanza di non sicurezza. E ancor di più nel senso che, con quanto sta combinando la destra di sgoverno, sarebbe lecito aspettarsi ben altro scarto. Certo, gioca molto la disaffezione per la politica, la disillusione verso i partiti, il rifugio nei comitati come unica soluzione alle mancate (o non gradite) risposte delle istituzioni, arma spesso brandita più a sinistra che a destra (gli adepti di Silvio sono di bocca buona). E se ora Burlando vuole rivolgersi con un'efficace campagna di comunicazione proprio agli indecisi del suo tradizionale elettorato, c'è da augurarsi un dialogo fra udenti: i delusi di sinistra sono tanti. Molti in buona fede e con buone ragioni; qualcuno più vezzoso ed esibizionista. Non dubito che almeno i primi sapranno ascoltare il loro candidato di riferimento, purché – naturalmente - la cosa sia reciproca.
Ma, a mio avviso, l'appello al proprio popolo non basta. Bisogna parlare agli altri, a chi non segue con attenzione la politica, a quanti - e sono molti - si informano o disinformano unicamente attraverso la televisione (che sappiamo da chi è controllata, come testimoniano i dati sulle presenze nei tiggì pubblici e privati, e certe sfiziose telefonate). Ecco: nulla mi toglie dalla testa che quei miseri e provvidenziali quattro punti virtuali di vantaggio potrebbero essere dieci se molti cittadini-teleutenti sapessero ciò che a livello nazionale un'informazione menzognera, meglio minzognera, riesce a nascondere e adulterare con omissioni e manipolazioni. Provi Burlando a ripetere l'esperimento che ho fatto io: chieda a persone che incontra al mercato, per strada, in centro come in periferia, cosa significa "lodo Alfano", "processo breve", "legittimo impedimento". Vedrà che la maggioranza non lo sa. E vedrà che una volta spiegato didascalicamente il senso di quelle formule oscure, la grande maggioranza di chi ne ignorava il significato esprimerà tutta la sua contrarietà verso chi ha sostenuto e sostiene quei provvedimenti. È solo un esempio, fra i tanti possibili, anche a livello locale, per illustrare ciò che reputo fondamentale: non dare per scontata la consapevolezza politica delle persone. E, quindi, rivolgersi - in tv e negli incontri pubblici - ai tanti che non sanno, spiegare loro le cose, informarli dei fatti e dei misfatti compiuti dal Premier Papi, condurli con metodo quasi maieutico alla verità smascherando le mistificazioni via etere del Grande Imbonitore e dei suoi replicanti sul territorio. Chissà che, a quel punto, non arrivino sondaggi ancora più favorevoli. Dei quali diffidare ancora più serenamente. Enzo Costa
Momò Calascibetta - La folla
Burlando, parla con loro!
Repubblica Genova 16/03/10
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