Enzo Costa confessa: "Ho fatto da palo!"
In attesa della levata del sipario, Enzo costa, "ignaro" protagonista di questo evento, confessa la genesi dello spettacolo
Di
Ecco lo spettacolo di lunedì viene presentato come una sorta di diario pubblico? In pratica ti hanno “rubato” un po’ di intimità?
Effettivamente, un po’ è così, ma si tratta di un furto piuttosto anomalo, nel quale il derubato faceva da palo. È, del resto, una tipica deformazione professionale: chi fa il mio mestiere, il mio privilegiato mestiere, adora sconsideratamente mettere in piazza i propri pensieri più o meno reconditi.
Come nasce questo spettacolo, da chi e perché?
Nasce da una mia antica, inconfessata ed inconfessabile ambizione, lavorare per il teatro, che un bel giorno ho puntualmente confessato a Carla Peirolero. Ecco, se lunedì sera va in scena “Quanto Costa!” si può parlare di concorso di colpa: la mia è quella di non aver messo un omissis rigoroso su un progetto pericoloso; la colpa di Carla è quella di averci messo tenacia, coraggio, entusiasmo e forza per realizzarlo. E, su suo input, poi ce l’hanno messi Enrico Campanati, Roberta e Gian Piero Alloisio.
Quanto Costa! Pensieri sogni e incubi… un animo inquieto quindi?
Per quel che mi riguarda, terribilmente inquieto. E poi, più in generale, visti i tempi, meglio, i maltempi che corrono, non si può non essere inquieti. Chi è quieto - con quello che succede in Italia, nel Nord Africa, in Giappone e ad Arcore - per me è inquietante.
E di conseguenza: qual è il tuo sogno peggiore, e quale il tuo incubo migliore?
Il mio sogno peggiore è una sinistra unita e vincente (peggiore, nel senso che più lo sogno e meno si realizza). Il mio incubo migliore lo sto vivendo in questo preciso istante, ad occhi aperti: credo assurdamente di dare delle risposte intelligenti.
Enzo Costa “umorista umorale” … ce n’hai per tutti, anche per te…
Se non ne avessi per me, con che faccia ne avrei per tutti? In realtà, sotto sotto, sono un buono, e spesso e volentieri mi risparmio. Per esempio, “umorista umorale” è una definizione in realtà piuttosto benevola, ma per il sottotitolo della serata al Duse ho preferito non adoperare quelle che in privato mi capita di affibbiarmi. Altrimenti avremmo avuto problemi con la censura.
La tua satira non fa sconti a nessuno… qual è la tua vittima preferita? È mai successo che ti sia pentito di qualche rima bacata?
La mia vittima preferita non la nomino per non farle un’inutile pubblicità. Vi fornisco solo tre vaghi indizi: si trucca, è reduce da uno o più lifting ma non è la Santanché. In realtà, come cittadino, preferirei non averla più come vittima preferita. Mi capita di avere ripensamenti critici sulle mie rime bacate (benché le abbia raccolte in un libro), ma più che un pentito mi definirei un dissociato: mi assumo tutte le responsabilità, ma non faccio mai nomi di complici, anche perché per la scrittura non ne ho. Ne ho invece una per le illustrazioni sul web delle mie perfidie satiriche: si chiama Aglaja, ed è una vignettista bravissima.
Cosa vedremo Lunedi sera? Ti vedremo sul palco?
Vedrete un vasto repertorio dei miei pensieri e deliri satirici e non, in prosa e in rima, editi e inediti, per tutti i gusti e i disgusti, oltre alle canzoni di Gian Piero. Un materiale eterogeneo ma spero sempre divertente, di certo trattato al meglio dai quattro illustri interpreti, e anche da ospiti, annunciati e a sorpresa. Non credo mi vedrete sul palco, terrò a bada il mio enzocentrismo, ma in qualche modo ci sarò.
Genova, 3 aprile 2011
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