Non si può sapere quale profonda ferita dell’anima spinga una madre a buttare il figlioletto e poi se stessa nel vuoto: ci sono abissi di disperazione inconoscibili per altri. Quello che possiamo conoscere e capire, o almeno intuire, è la solitudine di madri immigrate che, per sopravvivere, spendono la loro vita faticosa prendendosi cura dei nostri anziani e trascurando i propri figli, sperduti qui senza radici e felicità, e i loro affetti lontani. Ma quella solitudine silente, troppo spesso, non la vogliamo vedere. Enzo Costa
Repubblica Genova 04/10/12
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