Però qualcuno, non solo nel blog del non-Leader, convinto che il
non-Leader ne sia uscito bene, c’è. Più di qualcuno, ancorché in
minoranza. Ho letto, in non so più quale pagina Facebook di non
so più quale amico, un classico “Renzi non doveva concedere
quella visibilità a Grillo con la diretta streaming” di stampo
centrosinistrorso, poi ritrovato su giornali progressisti. Ho visto su
siti non (ufficialmente) schierati dibattiti e sondaggi su chi avesse
vinto il web-duello. Segni, tutti questi, tutti quanti, quelli
pentastellati doc, quelli iper-autocritici di sinistra, quelli super
partes o quasi, che per parecchi italiani è concepibile la seguente
opzione: partecipare ad un incontro-confronto politico e impedire
sistematicamente all’interlocutore di parlare. E badate bene: non
farlo come bieco espediente tattico non dichiarato, alla Gasparri,
per innervosire l’avversario facendogli perdere il filo del discorso
e sabotandone le argomentazioni scomode. No: farlo
espressamente, come deliberata intenzione di non
riconoscimento dell’altrui diritto di parola. Come fiera
dimostrazione pratica della propria superiorità morale, della
propria purezza. Ecco: c’è chi pensa, e non solo fra gli irriducibili
del MoVimento, che si possa fare. Che così facendo se ne esca
vincenti. O almeno non necessariamente sconfitti: difatti si apre il
dibattito, si vara il sondaggio. Con, deduco, (retro)pensieri
conseguenti del tipo: se Grillo avesse zittito totalmente Renzi,
imbavagliandolo, allora avrebbe trionfato. Oppure: avrebbe
dovuto emettere un rumore di fondo costante, un suono
monovocalico, “uuuuuuu!”, tappandosi platealmente le orecchie,
così da esplicitare meglio la non-ascoltabilità del Nemico.
Quest’ultima è solo una battuta. Almeno spero. Enzo Costa
l'Unità 24/02/14
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