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venerdì 23 marzo 2012

I SEMIFRESCHI - La Lega, Andy Luotto e la regressione infantile - da L'Unità 23/03/12

Scusatemi, ma da orrido quasi cinquantenne (per parafrasare il miglior Nanni Moretti), mi concedo qui un paio di ricordi a base di programmi e personaggi televisivi d’epoca. Ma non è solo per la classica sindrome della nostalgia incanaglita che prende spesso in forma acuta quelli della mia età (in forma acutissima se, come nel mio caso, oltre all’età aggiungono l’ostinata militanza nella sinistra). È anche perché queste memorie catodiche mi scattano, come leggerete alla fine di quest’articolo, per riflesso condizionato: e non come raffronto sconsolato con quanto offrono oggi i palinsesti, bensì come analogia basita di quanto propongono di questi tempi la politica e la società. Ma bando all’introduzione e via con i ricordi: dunque, da bambino, ridevo alle gag di Cochi e Renato, anche a quelle più terrigne e meno lunari: trovavo spassoso, esilarante, ne Il poeta e il contadino, il “Bollettino della Val Trompia”, religiosamente ascoltato alla radio da un ruspantissimo Renato che, gonfio di orgoglio montanaro, scandiva compiaciuto e minaccioso a Cochi “Guardi che qui siamo a milletré!”. Da adolescente, invece, mi divertiva da matti la comicità semi-muta di Andy Luotto specie quando, ammiccando sotto barba e baffi alle spalle di Arbore ne L’altra Domenica, ripartiva le cose della vita nelle categorie basiche di “buono” e “no buono”. Ebbene: da adulto, vedo Bossi e Calderoli sparare fieri colossali boiate padane, e mi sembrano Cochi e Renato quarant’anni dopo: però sono stati ministri. Vedo i “mi piace” e “non mi piace” del popolo del web, lapidari e sentenziosi come i verdetti sommari di Andy: però meno spiritosi. So (meglio, dicono) che la Lega non è solo quello; so che la rete è molto altro. Però mi chiedo lo stesso: per caso, viviamo un’epocale regressione infantile? Enzo Costa


l'Unità 23/03/12

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giovedì 9 febbraio 2012

MALUMORISMI - Rime bacate: L’OPPIO DEL POPOLO.IT da ComUnità


Il popolo della rete
ha detto che non gli piace:
il benefit di cui godete;
nei tribunali aver la croce;
qualsiasi vivisezione;
la caccia ed anche la corrida
che invece piacciono a Simone
(sul web lui osa, azzarda e sfida);
la sempre più odiosa Casta
e ora pure chi la schifa
perché, a un certo punto, basta!
il popolo on-line si stufa!
Il gruppo “Morte agli ebrei”
ha già undicimila iscritti
e il controgruppo “Morte a voi”
seicento solo, mentre tutti
i telegiornali il fatto
han deplorato e così
sono giunti a millecentootto
gli iscritti a “Morte ai tiggì”.
Per abrogar la Chiesa è Gino,
malgrado sia un sacerdote,
raccolto ha trenta firme Pino
per fare santo suo nipote
che in rete, da un bel po’, propone
di liberare i canarini
ma poi, con il nickname Simone,
li vuol riempire di pallini.
È prodigioso, una malia:
un clic e hai l’impressione
che, se non la democrazia,
sia almeno partecipazione
tant’è che se ti sembra troppo
il peso dato a tutto ciò
tu puoi fondare il social gruppo
“Che non si esageri, però!”.
Si socializza da distante
se generosi si finanzia
si giudica e specialmente
se si è in parecchi si sentenzia.
L’indifferenza, è vero, è peggio
ma a ben sentire a volte dà
un brivido, più del dileggio,
l’addio alla complessità:
vertiginoso quanto mai
da solo o in gruppo affiatato
col mouse, col tablet, col wifi
semplificare il complicato:
è questa qui la vera essenza
di quanto fa la ggente in rete
(sommaria questa mia sentenza
difatti on-line la troverete).
ENZO COSTA