Scusatemi, ma da orrido quasi cinquantenne (per parafrasare il miglior Nanni Moretti), mi concedo qui un paio di ricordi a base di programmi e personaggi televisivi d’epoca. Ma non è solo per la classica sindrome della nostalgia incanaglita che prende spesso in forma acuta quelli della mia età (in forma acutissima se, come nel mio caso, oltre all’età aggiungono l’ostinata militanza nella sinistra). È anche perché queste memorie catodiche mi scattano, come leggerete alla fine di quest’articolo, per riflesso condizionato: e non come raffronto sconsolato con quanto offrono oggi i palinsesti, bensì come analogia basita di quanto propongono di questi tempi la politica e la società. Ma bando all’introduzione e via con i ricordi: dunque, da bambino, ridevo alle gag di Cochi e Renato, anche a quelle più terrigne e meno lunari: trovavo spassoso, esilarante, ne Il poeta e il contadino, il “Bollettino della Val Trompia”, religiosamente ascoltato alla radio da un ruspantissimo Renato che, gonfio di orgoglio montanaro, scandiva compiaciuto e minaccioso a Cochi “Guardi che qui siamo a milletré!”. Da adolescente, invece, mi divertiva da matti la comicità semi-muta di Andy Luotto specie quando, ammiccando sotto barba e baffi alle spalle di Arbore ne L’altra Domenica, ripartiva le cose della vita nelle categorie basiche di “buono” e “no buono”. Ebbene: da adulto, vedo Bossi e Calderoli sparare fieri colossali boiate padane, e mi sembrano Cochi e Renato quarant’anni dopo: però sono stati ministri. Vedo i “mi piace” e “non mi piace” del popolo del web, lapidari e sentenziosi come i verdetti sommari di Andy: però meno spiritosi. So (meglio, dicono) che la Lega non è solo quello; so che la rete è molto altro. Però mi chiedo lo stesso: per caso, viviamo un’epocale regressione infantile? Enzo Costa
l'Unità 23/03/12
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