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sabato 19 luglio 2008

I SEMIFRESCHI - IL FASCINO MISTICO DI CAPEZZONE da L'UNITA' del 19/07/08



A me, affascina Capezzone. E non solo per quel suo sguardo diritto in camera, quando l’intervistatore gli sta accanto, della serie “fatemi fissare negli occhi il mio pubblico”, a metà tra l’irresistibile George Clooney di “Nespresso, what else?” e l’ammiccante Pino D’Angiò d’antan di “Che idea”. Certo, nemmeno il miglior Pecoraro Scanio è mai riuscito ad eguagliarlo nel non guardare in faccia l’interlocutore microfonato in piedi al suo fianco, per contemplare con espressione concupiscente la lucina rossa dell’obiettivo e – al di là di essa – l’elettore teleutente stravaccato in poltrona. Ma il fascino segreto di Capezzone sta anche e soprattutto in altro: e non mi riferisco nemmeno al suo tormentatissimo rapporto con Pannella (quello, per ogni radicale, è più normale di una malattia esantematica), né alle sue passate performances spettacolari (la militanza nel club parlamentare dei “volenterosi”) e politiche (i suoi memorabili interventi a Markette di Chiambretti e al Processo di Biscardi). Peculiarità degne di attenzione, ma non così straordinarie come l’elemento che conferisce all’ottimo Daniele il segno unico del carisma: lo definirei “laicità soprannaturale”, e passo subito ad illustrarne i tratti mediante un breve excursus storico. Lo ricorderete: il Nostro, nella passata legislatura, era stato eletto per la Rosa nel pugno, nel centrosinistra. Collocazione, va detto, per lui fonte di non poche angustie, in special modo di natura economica: comprensibile che la sua formazione liberale non lo ponesse in sintonia con le parole d’ordine di un Diliberto o di un Giordano. Ma talmente ampio era lo spettro programmatico-ideologico dell’Unione che il carismatico Capezzone – distante dai piani quinquennali della galassia comunista – poteva trovare conforto dalla vicinanza alle liberalizzazioni di Bersani ed alle invocazioni al mercato della Lanzillotta. Su un punto solo il carismatico Capezzone non transigeva: i temi etici. I diritti civili delle minoranze. La lotta contro fondamentalismi nostrani, morali di Stato e moralisti di partito. Materie sulle quali il carismatico Capezzone dava il meglio di sé, sfoderando passione, energia e vivacità dialettica. Arma, quest’ultima, da lui impugnata con somma bravura, per esempio ricorrendo ad un epiteto standard con cui bollava efficacemente ogni crociato politico della fede cattolica: “Talebano!”. “Talebano” era ovviamente anche chi – nel centrosinistra – avversava o non avallava i (per lui comunque troppo timidi) Dico (dalla Binetti ad altri teodem esentati dal cilicio), o non si prodigava abbastanza per fronteggiare l’offensiva vaticana su procreazione assistita, testamento biologico e via aspergendo d’incenso le leggi italiane. Ma – altrettanto ovviamente – “Talebano”, per il carismatico Capezzone, era soprattutto ogni esponente del centrodestra, giacché quell’alleanza vibrava (e vibra) di un’adesione mistico-politica ai dogmi ed alle ingerenze d’oltre Tevere. Il “Talebano!” scagliato dal carismatico Capezzone contro Giovanardi, i padani devoti, gli aennini devotissimi e qualsivoglia berlusconide incline – come il suo Leader – a venerare la Cei benedicendo qualsivoglia Family Day, risuonava potente nell’etere, inchiodando il trafitto di turno al proprio strumentale baciapilismo.

Bene, nemmeno un paio d’anni dopo, finisco zappinando su di un tg e chi ti ritrovo? Il carismatico Capezzone, qualificato dall’impressionante scritta in sovrimpressione come “Portavoce di Forza Italia”, che – fissando contrattualmente la telecamera – rinfaccia a Veltroni la gravissima colpa di alleanza politica con Prodi e Visco. D’accordo, come scrivevo poc’anzi, il Nostro nel 2006 si fece eleggere nell’Unione di Prodi e Visco fra atroci mal di pancia economici (anche se gli attuali tremontismi su Colbert, protezionismo ed Alitalia proprio liberali non paiono…). Ma questo nulla c’entra con il prodigio che si presenta ai miei occhi: il carismatico Capezzone, irriducibile avversario degli integralismi italici, fiero alfiere dell’etica individuale e non di Stato e Chiesa, che parla a nome del partito fondato e guidato dal Trisunto del Signore, fervente devoto di Arcore reduce da una reverentissima visita al Pontefice, e dichiaratosi politicamente aderente ai dettami vaticani. Il libertario, carismatico Capezzone assurto a portavoce del Capo dei Talebani: se non è laicità soprannaturale, cos’è?
Enzo Costa
Capezzone irradia misticismo davanti alla telecamera


da L'Unità, 19 Luglio 2008

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3 commenti:

Giorgio Boratto ha detto...

Bravo Enzo e brava Aglaja. Il fascino mistico del Capezzone l'ho letto sull'Unità e devo dirti che hai fatto un esemplare disegno del personaggio. Da tempo guardavo questo animale politico, uscito dalla scuola di Pannella, mentre vuotava un fiume di parole sugli astanti del momento senza che nessuno lo fermasse. Ora ha trovato dopo molto vagare la sua naturale collocazione. Spero di non rivederlo nel futuro di nuovo dall'altra parte. Dato che è giovane chissà ancora quanti salti farà.

Aglaja ha detto...

Già mi immagino le varianti linguistiche: dal salto della quaglia al salto del Capezzone; dall'essere punto e a capo all'essere punto e Capezzone; dal non raccapezzarsi al non racapezzonarsi, e via verso nuovi orizzonti (politici)!
Ciao :-)
A.

Enzo Costa ha detto...

Bellissimi calembours, cara Aglaja: da fare accapezzonare la pelle! Ed hai ragione, caro Giorgio: ai suoi avversari di talkshow, il Nostro fa sempre una capezzona tanta: qualcuno lo fermi!
E.