Lunedì Vespa ha inchiodato i teleutenti alle loro poltrone e Santoro alle sue responsabilità. Lievemente stizzito perché quest’ultimo, ad Annozero, lo aveva mostrato mentre – alla presentazione del proprio libro d’ordinanza - incalzava il Premier con due domandine sui suoi weekend con il nipotino e su come festeggiava San Valentino, il conduttore di Porta a Porta replicava da parcondicio sua: irradiando, dopo la riproposizione santoriana di quei suoi quesiti sbarazzini, lunghi spezzoni di trasmissioni dello stesso Santoro. Contro 120 secondi circa di un giorno da Vespa lontano dal suo studio ma vicino vicino al Cavaliere, una decina di minuti di dieci anni da Santoro in diretta televisiva. L’audience forse sarà salita, di certo le responsabilità dell’incauto Michele erano evidenziate: nel 2001 dedicava una puntata a Berlusconi malgrado il suo rifiuto di partecipare, beccandosi durissime accuse di faziosità da una garante di obiettività quale Alessandra Mussolini. Un filmato choc seguito da altre immagini eloquenti: Santoro che parla delle domande rivolte a Berlusconi dall’Economist, che si occupa delle dichiarazioni di Spatuzza, che intervista Patrizia D'Addario, e via esibendo alla corte catodica le prove della colpevolezza dell’imputato. Sì, Santoro – ben descritto da quel non sommario campionario del suo repertorio – è colpevole di parlare senza reticenza nel servizio pubblico di persone, notizie e presunti reati di notevolissima rilevanza, di cui hanno parlato e parlano giornali nazionali ed internazionali, oltre che le tv di tutto il mondo (un po’ meno la nostra). La requisitoria di Vespa è stata efficace, pur se non esaustiva. Mancavano le trasmissioni di Santoro, andate in onda durante il governo Prodi, che non facevano sconti al centrosinistra, impietose nel rivelarne limiti (ad avviso del conduttore) e divisioni, nel denunciare i guai giudiziari di Mastella, nell’attaccare diversi provvedimenti dell’esecutivo (come la riforma dell’ordinamento giudiziario). Sarebbe saltato ancora più agli occhi che Santoro ha il vizio di fare un giornalismo non accomodante, qualunque sia la maggioranza governante. Peccato anche che Vespa non abbia parlato degli anni in cui Santoro ha taciuto perché così aveva voluto il politico del quale oggi, grazie al conduttore di Porta a Porta, sappiamo come festeggia San Valentino. E peccato che Vespa non abbia fatto vedere, a mo’ di pubblicità comparativa, cosa succedeva nella sua trasmissione in contemporanea ai misfatti dell’imputato Santoro: quando quest’ultimo incalzava il Cavaliere assente facendo inviperire la Mussolini, lui gli forniva una scrivania di ciliegio su cui firmare il Contratto con gli italiani poi non esattamente onorato. Poco prima che lo scriteriato Santoro rivolgesse domande alla escort preferita da Papi, lui concedeva un paio di ore a Papi medesimo affinché ci illuminasse sul caso Noemi dall’alto della sua autorevolezza e di un titolo inequivocabile: “Adesso parlo io”. Poi i fatti accertati hanno parlato in un altro modo. Ma non c’è stato, sul tema, un altro Porta a Porta. Enzo Costa
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