Nei papisti, la negazione dell’evidenza per l’osceno delirio d’onni(m)potenza di Papi, assume varie declinazioni: in Alfano si traduce in ghigno truce da controscena minacciosa nel monologo di Crozza a Ballarò, smorfia schifata poi mutata in filippica smemorata (l’attacco ai pm milanesi già plauditi a luglio quando, in associazione con Maroni, aveva messo il cappello governativo sugli arresti anti-mafia al Nord). Nella Santanché, in un flusso di incoscienza fatto di epiteti a vanvera e interiezioni contundenti con fuga finale per precisa finalità politica: buttarla in caciara. In Bricolo, in tormentone straniato: “L’importante è il federalismo”. Nel ciellino Lupi, riluce di un’aura mistica: con accenti esausti e indomiti, ci offre la toccante testimonianza del proprio intimo tormento di uomo di fede devoto al Papa e a Papi, a sua volta devoto alle donne di Fede. Enzo Costa
l'Unità del 24/01/11
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