Blogautore su Repubblica.it Sito ufficiale ... Vignette di Aglaja icone-fbEnzo su Facebook Sabato 29 novembre 2014, ore 16:30, presso il museoteatro della Commenda di Pré (Genova), INAUGURAZIONE MOSTRA "TRA IL DIRE E IL DISEGNARE C'E' DI MEZZO IL MARE" Un mare di culture, integrazioni, divagazioni per la matita di Aglaja e la penna di Enzo Costa. Con la partecipazione musicale di Roberta Alloisio e Mauro Sabbione.
Visualizzazione post con etichetta Nazionale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nazionale. Mostra tutti i post

lunedì 9 luglio 2012

I SEMIFRESCHI - CHIARI DI LUNEDI': QUELLI CHE HANNO LA VERITÀ INTERCAMBIABILE IN TASCA da l'Unità 09/07/12

In Italia gli estremisti di ieri sono i moderati di oggi ed i reazionari di domani, ma con il fanatismo di sempre. Lo penso da tempo, con le debite sfumature. Ma gli esempi che si susseguono nelle stagioni politico-culturali non agevolano riflessioni in chiaroscuro. Perché non si tratta della legittima attitudine a cambiare idea, a volte indice della meritoria capacità di prendere lezioni dalla Storia. E nemmeno della già di per sé deleteria pratica del trasformismo. No, mi riferisco alle folgorazioni integralistiche, allo zelo molesto dei convertiti, all’accanimento esagitato dei neofiti. Capisco che un sessantottino trasognato, col tempo, si riconverta in amministratore delegato: capisco meno se passa dall’immaginazione al potere al Potere dei Mercati con identico trasporto idolatrico, che ogni volta si traduce in anatemi contundenti agli infedeli del momento. È che costoro – sistematicamente - nelle varie versioni, hanno in tasca la Verità e, quindi, intendono imporla agli altri, volenti o nolenti. I più fanatici fra i comunisti degli anni 70 sono divenuti i più fanatici fra i berlusconiani degli anni 90. L’Irene Pivetti presidente bigotto-vandeana della Camera si tramutò nell’Irene Pivetti conduttrice sado-maso di show Mediaset: prima esecrava i peccatori, dopo i casti. Giorni fa leggevo che Beppe Grillo gufava la Nazionale, perché la sua vittoria agli europei avrebbe agito da oppio del popolo (per gli scandali calcistici e politici). Opinione apodittica ma lecita, per carità. Poi mi è parso di ricordare che, diciassettenne, gustai uno spettacolo Rai che celebrava il rientro della Nazionale vincitrice dei mondiali del 1982 (dopo il primo calcioscommesse, agli albori del craxismo). Se non erro, conduceva Grillo. E, in confronto, Galeazzi sembrava sobrio. Enzo Costa


l'Unità 09/07/12

tutti i diritti riservati


martedì 3 luglio 2012

I SEMIFRESCHI - LA NAZIONALE È UNA COSA, LA POLITICA UN’ALTRA. PERÒ… da l'Unità 03/06/12

Ma no che non c’entra(va)no niente lo spread, l’attrito politico con la Germania, la voglia di dare una lezione alla Merkel. Ma è chiaro che ogni metafora politico-pallonara è stucchevole, ogni battuta su eurobond e pelota scontata, ogni politicizzazione della semifinale europea non commendevole. E non solo perché sennò adesso la finale ci costringerebbe ad apocalittiche prefigurazioni sul nostro paese, a rischio di sorpasso da parte della rinata Spagna. Sono sempre stato allergico all’idea del calcio come metafora – oltre che della politica - della vita (e a quelle del ciclismo come allegoria dell’esistenza, dell’automobilismo come simbolo dell’efficienza, del rugby come emblema della trasparenza): è insufficiente nel suo ridurre a schemino filosofico uno sport che è prima di tutto un gioco, con la meravigliosa dimensione aleatoria del caso. Idem per certi comodi sociologismi metropolitani, per cui se un anno (ormai remoto) lo scudetto lo vince il Verona è il segno del riscatto della provincia, se trionfa il Napoli è la misura della rinascita del sud, e magari se quest’anno, dopo un bel po’, primeggia la Juve, ci scappa pure un’ardita analogia con la nuova Torino progettata da Marchionne…(tacendo di tutte le drammatiche difficoltà per scovare un’illuminante lettura sociologico-urbana quando, a Milano, Roma o Genova, uno dei due club cittadini convince e l’altro annaspa). No, lanciarsi in chiavi extracalcistiche non conviene, anche perché altrimenti – tornando al torneo europeo – si rasenta la schizofrenia, o se preferite si rischia l’autogol: se la Germania che maramaldeggia in campo sulla Grecia era la dimostrazione in maglietta e pantaloncini dell’ineluttabile prevalenza del rigore sull’individualismo anarcoide, la nostra Nazionale che la umilia provava che i vincoli tedeschi a Bruxelles sono ottusi e perdenti contro di noi ma non contro i greci? No, limitiamoci ad assaporare un ottimo secondo posto. E però, con le cautele imposte dalla casualità del tutto e dalla quasi totalità di quest’articolo, magari un pensierino facciamocelo, su una Nazionale guidata da un tecnico che è anche una bella persona, che sa dire parole importanti sui diritti civili, che trasmette anche con i modi, i toni, la faccia, un senso di serietà, e che lo trasmette ai suoi giocatori. Pensiamo anche ad un goleador straordinario, geniale, umorale e micidiale, dalla pelle nera, che canta il nostro inno dopo vent’anni quasi di sgoverno leghista, inducendo pure Borghezio ad un affannato revisionismo storico-padano. Malgrado la batosta con la Spagna, resta un segno vincente. Enzo Costa 


l'Unità 03/07/12


tutti i diritti riservati