Blogautore su Repubblica.it Sito ufficiale ... Vignette di Aglaja icone-fbEnzo su Facebook Sabato 29 novembre 2014, ore 16:30, presso il museoteatro della Commenda di Pré (Genova), INAUGURAZIONE MOSTRA "TRA IL DIRE E IL DISEGNARE C'E' DI MEZZO IL MARE" Un mare di culture, integrazioni, divagazioni per la matita di Aglaja e la penna di Enzo Costa. Con la partecipazione musicale di Roberta Alloisio e Mauro Sabbione.
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martedì 9 dicembre 2014

I LANTERNINI - DI MATTEO IN EDOARDO da Repubblica Genova 09/12/14

Il redivivo Rixi, asceso sul Carroccio di Salvini, va mutuando le ambizioni del Matteo padano, condendole però con una salsa al pesto. Anche lui, nel suo piccolo ligure, aspira a farsi leader di quel che resta del centrodestra: ma, diversamente dal Capo già europarlamentare pocofacente, senza passare per le primarie. Che intenda salire al vertice vincendo un torneo di lippa? Facile pure una sua mini-emulazione patinata: invece che in cravatta e a torso nudo su Oggi, finirà in pareo e bikini su Vêi. Pazienza. Enzo Costa
 


Repubblica Genova 09/12/14

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venerdì 28 novembre 2014

I LANTERNINI - DALLE STELLE ALLA LEGA da Repubblica Genova 28/11/14

Il pensiero, venutomi quando Grillo fuggì a scooter levato lasciando soli i pentastellati al pesto, mi si ripropone dopo il voto in Emilia: uno si affanna a istigare l’elettorato infuriato di bocca buonissima, e poi arriva un Salvini qualsiasi e glielo porta via! Sì, perché se c’è da prospettare soluzioni spicce, da vezzeggiare pregiudizi più o meno xenofobi, da fare di ogni erba un fascio (in senso lato), il Matteo lumbard è più efficace del Beppe 2.0. Lui il risolutore finale lo fa, oltre che con CasaPound, con Casadei. Enzo Costa


Repubblica Genova 28/11/14

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lunedì 16 giugno 2014

SEMIFRESCHI - CHIARI DI LUNEDI': EBBREZZA POST-VOTO DI EDITORIALISTI: SALVINI LEADER DEI MODERATI da l'Unità 16/06/14

Pare di cogliere un certo smarrimento fra i commentatori berlusconofili. Quelli che, per vent’anni, ci hanno spiegato che il fu Cavaliere era il leader dei moderati e che, vincesse o perdesse le elezioni, fosse rinviato a giudizio o prescritto mercé apposita legge ad berluscam, era imbattibile. Ora, il combinato maldisposto di scoppola elettorale alle europee e alle amministrative ha vanificato il loro più recente tentativo di indorare la pillola della decadenza del fu premier Papi: “Vedrete” avevano intonato artatamente ottimisti “saprà usare al meglio, a fini elettorali, l’affidamento ai servizi sociali! Resta il Migliore, nella comunicazione!”. E invece eccoli lì, (s)travolti dal franare del consenso al Nord, dato già per perso quello del Centro (salvo l’insperata oasi perugina) e per polverizzato quello del Sud. Il crollo del bastione di Pavia del già magnificato sindaco Cattaneo, icona nuovista di Ballarò, è stata, per loro, la mazzata definitiva. Così devastante da indurre i più sofferenti a scorgere un erede di Silvio non più dinastico bensì ex-celtico: Matteo Salvini. “Se è atterrato a Bruxelles e ha conquistato Padova” si sono detti “è lui il futuro leader dei moderati!”. Ora, è vero che – come scrivevo - costoro, per un Ventennio, hanno definito “leader dei moderati” lo sdoganatore fardato dei bassi istinti degli italiani, in comunione mistica con l’eterno sovversivismo di molta nostra classe dirigente. Ma il Salvini post-secessionista neo-lepenista “leader dei moderati” è un caso di politologia da prova dell’etilometro: come se lo immaginano, il centrodestra moderato guidato dal Matteo del Carroccio? Pronto a proporre una riforma dei trasporti che prevede l’apartheid sui bus di tutt’Italia, dai quali cacciare a pedate chi non paga il biglietto in lire? Enzo Costa



 l'Unità 16/06/14

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lunedì 31 marzo 2014

SEMIFRESCHI - CHIARI DI LUNEDI': SALVINI, CON QUELLA BOCCA, PUÒ DISTORCERE CIÒ CHE VUOLE da l'Unità 31/03/14

Ma com’è telegenico, Matteo Salvini, quando ringhia all’euro: la mimica è il suo forte, ammettiamolo. Storce la bocca in un ghigno da cattivo dei fumetti, che in realtà vuole esprimere nel modo più intellegibile possibile l’ira funesta del buon popolano padano angariato dalla perfida moneta dei poteri forti di Bruxelles (città tecnocratica che, pure, lui, il popolano, frequenta da una legislatura, pare con non troppo spirito stakanovista). “Euro criminale!”, sibila schifato e indignato in favore di telecamera, ricorrendo ad un epiteto inequivocabile come la sua espressione facciale, quella di uno che è al limite della sopportazione tanto da arrochire la voce e, soprattutto, da prodursi in smorfie di esasperata ripugnanza. La bocca storta è, per il teleutente di bocca buona, la prova somatica di quanto spietata sia l’odiata divisa europea, capace anche di deformare i lineamenti. Alterazione espressiva funzionale alla rimozione pre-elettorale di un piccolo dettaglio politico: lo schifato Salvini è il segretario di un partito, la Lega Nord, che ha governato l’Italia, dopo l’introduzione dell’euro, dal 2001 al 2006, e dal 2008 al 2011. Oggi lui chiede voti per uscire dalla moneta continentale ma mai, in tutti quegli anni di governo, i ministri leghisti, fra una performance pittoresca e un raglio xenofobo, avevano intrapreso azioni politiche concrete per il ritorno alla lira. Come mai? Sarà mica perché in realtà non si può e perché in realtà non conviene? Sarà mica che oggi il Carroccio salta sul carro di Marine Le Pen perché lisciare strumentalmente il pelo ai tanti colpiti dalla crisi, con una ricetta facile impossibile, giova elettoralmente? Bisognerebbe chiederglielo, allo schifato Salvini. Ma magari rispondere argomentando, con la bocca storta, è difficile. Enzo Costa



l'Unità 31/03/14

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lunedì 6 gennaio 2014

SEMIFRESCHI - CHIARI DI LUNEDI': C’ERA UNA VOLTA LA LEGA MODERATA. ORA RINGHIA CON SALVINI da l'Unità 06/01/14

Ma vi ricordate che, in un frangente, la Lega è stata moderata? Fu quando, per una contro-magia di stampo giudiziario, il Cerchio Magico di Bossi iniziò a palesare qualche trucchetto contabile, fra spese accademiche del Trota e investimenti africani del diversamente padano Belsito. Davanti al rischio che il partito della secessione subisse la secessione degli elettori, Maroni, tutto d’un tratto, assunse - appunto - tratti moderati. Certo, l’impresa di pulizia che mise su impiegò, come si confaceva a quella forza ruvidamente popolare, strumenti igienici spicci: un rotear di ramazze (di lì a poco riposte in cantina) accompagnò l’entrata in scena di Bobo il moralizzatore. Che però esibiva un nuovo look, post-mistico, ossia affrancato dal culto del Dio Po, e neo-compassato, ossia depurato da furori xenofobo-forcaioli in favore di posture misurate. Maroni in tv si conteneva, si limitava, si equilibrava, nelle espressioni e nell’espressione. Scalciava Formigoni per candidarsi al suo posto, ma moderatamente, riuscendo a scalare il Pirellone proprio in virtù della sua nuova, celebrata virtù di leader moderato di un partito territoriale sì, ma moderato. Neutralizzato Bossi, sedato Borghezio, i Maroni boys si mostravano docili: persino Salvini, in quei giorni, faceva il cucciolone. Ora invece Matteo si è insediato segretario in una bolgia torinese, al coro di “Italia vaffanculo!”, scagliando avvertimenti ai giornalisti, bollando l’euro come un crimine contro l’umanità e ringhiando alla ministra Kyenge di tornare in Congo, fra la ola dei razzisti lumbard da web e di Borghezio. Il rischio dell’estinzione del Carroccio lo ha indotto a cavalcare la crisi con la bava alla bocca, sgomitando affannato fra forconi e “vaffa”. E Maroni? Non pervenuto. Ma certo non più moderato. Enzo Costa


l'Unità 06/01/14

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