Blogautore su Repubblica.it Sito ufficiale ... Vignette di Aglaja icone-fbEnzo su Facebook Sabato 29 novembre 2014, ore 16:30, presso il museoteatro della Commenda di Pré (Genova), INAUGURAZIONE MOSTRA "TRA IL DIRE E IL DISEGNARE C'E' DI MEZZO IL MARE" Un mare di culture, integrazioni, divagazioni per la matita di Aglaja e la penna di Enzo Costa. Con la partecipazione musicale di Roberta Alloisio e Mauro Sabbione.
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mercoledì 3 novembre 2010

I LANTERNINI - MEMORIA E PRESENTE da Repubblica Genova 03/11/10

Almeno con la mente e con il cuore, bisogna esserci, alla manifestazione che comunità ebraica e comunità di Sant’Egidio promuovono oggi per ricordare l’inizio della deportazione degli ebrei da Genova. Bisogna esserci perché quella storia è la nostra storia, perché allora i nostri genitori e nonni c’erano, perché c’era, con la violenza dei carnefici e la sofferenza delle vittime, l’indifferenza di troppi. Indifferenza che, oggi, accoglie altri abusi, altre discriminazioni, altri lutti. Ecco perché, bisogna esserci. Enzo Costa


Repubblica Genova 03/11/10
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venerdì 7 maggio 2010

I LANTERNINI - L'UNITÀ CHE VERRÀ da Repubblica Genova 07/05/10

I bimbi festanti per la favola inscenata da Mus-e per Napolitano ed il suo incontro con la Comunità di Sant'Egidio: due momenti che più di tutti hanno celebrato l'Unità d'Italia. Nulla è più unitario di un progetto che educa i più piccoli di ogni etnia alla convivenza attraverso l'arte; nulla cementa di più un paese del desiderio di appartenervi di chi vi è nato da genitori immigrati: la meravigliosa lettera al Presidente dei ragazzi stranieri che chiedono la cittadinanza, andrebbe letta in ogni scuola (e ad ogni xenofobo). Enzo Costa

Napolitano incontra il futuro

Repubblica Genova 07/05/10

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giovedì 24 dicembre 2009

I LANTERNINI - PENSIERI DI NATALE da Repubblica Genova 24/12/09


Quelli di Sant’Egidio, da una vita, sono lì. A pensare al Natale di chi non è pensato a Natale. Ci pensano con tanti pranzi (quest’anno 28 soltanto a Genova) in cui a ogni commensale si dona, prima di tutto, la gioia di sentir pronunciare il proprio nome. Ci pensano non pensandoci solo a Natale ma ogni giorno, non solo qui ma nel mondo, mentre crescono sempre più quanti di quel pensiero hanno bisogno. Sono lì, a De Ferrari, a raccogliere sotto l’albero i nostri pensieri per gli altri. Magari, pensiamoci. Enzo Costa


 "Il pranzo di Natale, alla
 fine, non è per noi solo una bella cartolina folkloristica e un po' ingenua,
 ma l'immagine del mondo come lo vorremmo, e anche il segno che ricucire il
 tessuto sociale lacerato è possibile. Basta volerlo!" 

Sergio Casali, Comunità di Sant'Egidio, Genova

Repubblica Genova 24/12/09

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domenica 4 gennaio 2009

I LANTERNINI - LE PAROLE DEL DOLORE da La Repubblica Genova 04/01/09


Vedo, al Tgr, un giovane della Comunità di Sant’Egidio, Sergio Casali, esprimere l’intensa asciuttezza di un dolore parlando del clochard Babu morto a Genova: lo conosceva, lo aiutava, dice che occorre riflettere su quella tragedia. Non fa retorica (magari quella di chi depreca la scarsa solidarietà dopo aver lamentato lo “sconcio” dei barboni vicino al Carlo Felice). Ricordo di aver visto Casali al Muma: parlava con pudore dell’aiuto che Sant’Egidio dà agli immigrati. Chi assiste davvero i deboli scarta le parole forti. Enzo Costa

Parole che accarezzano

Repubblica Genova 04/01/09

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mercoledì 12 novembre 2008

I SEMIFRESCHI - IMMIGRATI: GUARDI LA MERICA E SCOPRI L'ITALIA da Repubblica Genova 12/11/08


Sarebbe inesatto se scrivessi che sabato pomeriggio, all’Auditorium del Galata Museo del Mare, si è parlato dell’emigrazione di ieri e di oggi, prendendo spunto dalla bellissima mostra sulla “Merica”, mai abbastanza celebrata. E’ vero che quello era il tema dell’incontro, sul quale si sono sviluppati i vari interventi. Ma quanto e più dell’argomento, è valsa – a definirlo con precisione – l’intensità con cui è stato affrontato, la partecipe profondità che lo innervava. L’emigrazione, dunque, del passato e del presente, quella d’inizio Novecento dei nostri nonni verso il Nuovo Mondo e quella del terzo millennio di moltissime etnie verso il Vecchio Continente, non solo raccontata, ma mostrata, documentata, fatta vivere e rivivere attivando memoria, emozioni e ragionamenti. Questo è stato, per esempio, lo straordinario intervento del direttore del Muma Campodonico: un chiaro, semplice, argomentato, colto invito a ricordare, a capire, a confrontare, a riflettere: le facce dei nostri emigranti, le loro storie di miseria e di ostinata speranza, l’accoglienza ostile riservatagli dalla nostra città da dove si imbarcavano, i drammi e le tragedie delle loro traversate, ci parlavano di noi, di cosa siamo stati, e ci parlavano degli altri, di chi – oggi – arriva qui patendo identici disagi, fuggendo da analoghe disperazioni, trovando avversità ed incomprensioni simili. Evocazioni ed informazioni, annotazioni e suggestioni: l’emigrazione come dolorosa condizione di vita che attraversa i secoli e le latitudini, i popoli e le epoche, che produce sradicamenti e spaesamenti in quanti la praticano, e tensioni e rimozioni in chi ora è nella fortunata condizione di essere dall’altra parte, di “subirla”. Ascoltando la splendida relazione del professor Campodonico, vibrante di una verità potentissima perché immune da ogni retorica, mi veniva da pensare alle parole oscene dei molti che oggi fanno politica e vincono le elezioni solleticando la paura degli italiani per gli stranieri, gli immigrati, i “clandestini”: quelle parole oscene non offendono soltanto chi arriva da fuori, ma anche noi, la nostra storia, il dolore di intere generazioni costrette un secolo fa a lasciare questo paese. Vedevo, l’altro giorno al telegiornale, un inenarrabile La Russa respingere la proposta di Epifani di sospendere la legge Bossi-Fini (che prevede il rimpatrio per gli extracomunitari che perdono il lavoro) con questa frase ghignante: “No, perché se sospendessimo la legge, inizierebbe un tamtam tra molti stranieri che direbbero ‘Uei, ragazzi, possiamo partire!’ “: “Uei, ragazzi”: un linguaggio da movida, da giovani sfaccendati che si radunano per andare in discoteca, messo in bocca a disperati che fuggono da povertà, fame e guerra, rischiando la vita in cerca di una qualche sopravvivenza. Osceno, La Russa, quasi blasfemo, davanti alle parole lette, sabato all’Auditorium del Galata, da due giovani immigrati dall’Africa, un ragazzo ed una ragazza, che raccontavano i terribili viaggi della speranza e della disperazione di altri immigrati. Ma c’era anche dell’altro, sabato: oltre alle considerazioni importanti e non demagogiche espresse da una politica degna di questo nome (quelle della sindaco Vincenzi e dell’assessore regionale Vesco), oltre agli esempi portati dal giudice del lavoro Haupt con l’agenda sui migranti di Magistratura Democratica, da Anna Maria Guglielmino dell’Associazione Muse con le sue iniziative didattico-artistiche e dal professor Bagnasco della Scuola Massignon per l’insegnamento dell’italiano agli immigrati, oltre alle narrazioni emblematiche di Nicla Buonasorte ed al coordinamento puntuale di Maria Paola Profumo, c’era il ragionare pacato di un esponente della Comunità di Sant’Egidio, Sergio Casali, e di uno studente liceale, di cui purtroppo ricordo solo il nome: Simone. Raccontavano con disarmante naturalezza il loro impegno quotidiano per l’integrazione, le loro attività volte all’inserimento (non solo) scolastico dei ragazzi venuti da fuori: persino i toni civili e pudichi dei loro racconti dicevano, ad una platea multietnica conquistata ed anche confortata, che Genova è anche questo, che l’Italia non è solo quella dei La Russa e dei Borghezio. Anche da noi, come è successo negli Stati Uniti, si può fare. Anzi, si sta già facendo. Enzo Costa


Frammenti di speranza ad Ellis Island

Repubblica Genova 12/11/08

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